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1.Italia: di nuovo un paese di emigranti?

Al termine del boom economico l’emigrazione italiana entrò finalmente in un periodo di pausa. Parte degli emigrati ritornarono poco alla volta in Italia. La recente crisi sembra avere messo in moto un nuovo esodo che non riguarda più, come in passato, prevalentemente persone con bassa qualifica. A tale esodo corrisponde una ridotta immigrazione in Italia a suggerire una minore attrazione dell’Italia quale paese di residenza. 

Dopo un lungo periodo altalenante, il numero delle ”cancellazioni anagrafiche per l’estero” – ovvero delle emigrazioni registrate presso le anagrafi comunali che forniscono la base dei dati Istat –  ha subito in Italia un forte aumento in coincidenza con la recente recessione economica raggiungendo un picco di oltre 100mila unità nel 2012, cioè circa 68mila unità al netto delle emigrazioni di stranieri (Grafico 1.1). Un ulteriore consistente incremento è atteso per il 2013. A ciò si accompagna una sensibile riduzione delle immigrazioni, definite in termini tecnici “iscrizioni anagrafiche”. Queste scendono da 527mila unità nel 2007 a 351mila unità nel 2012, di cui rispettivamente 37mila e 29mila con riferimento a italiani provenienti  dall’estero – dato anch’esso in calo.

Si torna così a parlare dell’Italia, dopo un tempo relativamente lungo, come di un paese interessato da un processo di emigrazione.

Grafico 1.1.Cancellazioni e iscrizioni anagrafiche in Italia

Fonte: Rielaborazione dati Istat, 2014
Fonte: Rielaborazione dati Istat, 2014

Si è naturalmente ben lontani dai livelli altissimi registrati nell’’800 e nel ‘900. Ma si assiste a un processo che, diversamente dal passato in cui l’emigrato era il più delle volte provvisto di un’istruzione assai sommaria, potenzialmente impoverisce l’Italia di risorse umane qualificate poiché, analogamente ad altri paesi che più soffrono le conseguenze della crisi economica come la Spagna o la Romania, in modo crescente sono persone con elevato titolo di studio a emigrare.

Quasi 15mila laureati hanno lasciato l’Italia nel 2012, con un incremento medio annuo del 17% nel periodo 2002-2012 (Grafico 1.2), contro un flusso in entrata (e di rientro) di laureati costante nello stesso periodo e attestato sulle 5mila unità.

Grafico 1.2.Flusso migratorio degli  italiani laureati oltre i 25 anni di età

Fonte: Rielaborazione dati Istat, 2014
Fonte: Rielaborazione dati Istat, 2014

Sulla base di dati Istat, ben il 27,3% degli Italiani emigrati nel 2012 con un’età superiore ai 25 anni era almeno titolare di una laurea triennale contro un valore del 12% circa negli anni fino al 2012.

In altri termini (grafico 1.3): mentre tra i “diplomati” (persone con qualifica professionale o maturità) la percentuale di emigrati è stata approssimativamente pari a quella generale sulla popolazione italiana, i laureati  (incluse persone con un titolo superiore alla laurea) hanno mostrato un andamento di sovra-rappresentazione fortemente crescente.

Grafico 1.3.Percentuale di laureati e diplomati su popolazione italiana e su emigrati italiani

Fonte: Rielaborazione dati Istat, 2014
Fonte: Rielaborazione dati Istat, 2014

Considerando che sulla base dei dati Istat il numero di laureati in Italia è aumentato in media di circa 190mila unità negli ultimi cinque anni, ciò significa che quasi l’8% dei nuovi laureati cerca la via per l’estero. Tale dato, unitamente a quello della detta sovra-rappresentazione, è  naturalmente anche il riflesso di una maggiore apertura del nostro paese al mondo esterno. Tuttavia, tenendo conto che nel 2012 il saldo del flusso dei laureati con l’estero era negativo per 9mila unità e che assistiamo a una fase di aumento relativamente rapido di tale fenomeno migratorio, siamo in presenza di un’evoluzione significativa, a dispetto del fatto che una buona parte dei laureati si rechi tuttora all’estero principalmente per conseguire un miglioramento della preparazione professionale da mettere a profitto una volta di ritorno in Italia. La perdita di laureati cumulata nel periodo 2004-2012 ammonta a circa 30mila unità, a significare che un numero crescente di laureati lascia l’Italia per rimanere all’estero, attirato da migliori prospettive di lavoro e di remunerazione. Se è vero che tale perdita rappresenta in verità solo lo 0,5% circa della popolazione italiana dei laureati (circa 6,3 milioni alla fine del 2012 secondo i dati Istat), è tuttavia importante segnalare che spesso sono i più capaci a scegliere la via dell’emigrazione in un contesto che vede l’Italia figurare sfavorevolmente nei confronti di altri paesi nelle statistiche dell’occupazione dei laureati.

Guardando l’emigrazione italiana con un’ottica “berlinese”, è interessante osservare che la Germania è al primo posto tra le mete dei laureati italiani. Nel 2012 1.870 laureati del nostro paese hanno trasferito la propria residenza in Germania (2011: 1.169, fonte: Istat). Essi rappresentano tuttavia solo il 13% circa del totale dei laureati italiani emigrati nell’anno, malgrado un aumento rispetto all’11% dell’anno precedente. Tale dato è confrontabile con la percentuale del flusso di emigrazione verso la Germania che, sulla base dell’indicazione di dati incrociati, sarebbe aumentato considerevolmente dall’inizio della recente crisi economica, superando il 50% del totale degli emigrati italiani nel 2012, 58% .

È bene però ricordare che la statistica si riferisce a persone di età superiore ai 25 anni compiuti, senza quindi tenere conto dei laureati di età inferiore. Questi ultimi rappresentano probabilmente un numero considerevole – ma, probabilmente, anche più instabile e di difficile rilevazione perché legato sovente a periodi di soggiorno in Germania relativamente brevi come nel caso degli scambi nell’ambito del programma Erasmus.

Le cose viste dal versante delle statistiche tedesche si delineano con maggiore precisione. Ma anche qui si registrano contraddizioni da esaminare.

Sulla base dei dati di Destatis 529mila Italiani risiedevano alla fine del 2012 in Germania, di nuovo in aumento dopo un decennio di continua flessione. Tale dato è sensibilmente inferiore a quello dell’ AIRE. che riporta per la stessa data un numero di 652mila persone, quindi superiore del 25% circa. Secondo Destatis gli Italiani rappresentavano in Germania il 7,4% del totale di 7.213mila della popolazione di cittadinanza straniera contro l’8,5% alla fine dell’anno 2000, allorché gli Italiani residenti in Germania erano 619mila (totale degli stranieri: 7.296mila persone).

Nel prossimo intervento si cercherà di analizzare più da vicino il movimento migratorio degli Italiani verso la Germania.

La Redazione

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